Benvenuti

Siamo lieti di presentarvi il Blog ufficiale dell' associazione Mary Astell ,dove condivideremo con voi le idee, i pensieri e l'organizzazione di eventi per rendere migliore la nostra città...Proviamoci insieme!

giovedì 22 novembre 2012

"Giungla d'ASFALTO!"

Ho vissuto dodici anni a Milano e di quella città non rimpiango nulla se non il fatto di non aver mai avuto bisogno della macchina per spostarmi. Mi muovevo all’interno della città con grande facilità grazie agli efficientissimi mezzi pubblici di trasporto (tram, autobus e metropolitana) i cui punti di attesa presentavano una cartellonistica chiara dei percorsi e degli orari di passaggio, che comunque non superavano mai i cinque/dieci minuti. E poi, in alternativa, le lunghe passeggiate a piedi su ampi marciapiedi, che permettevano di raggiungere il centro della città in modo piacevole e rilassante. 
Sono ritornata “felicemente” a Siracusa, ma mi sono subito resa conto che tutto ciò qui era pura fantascienza! Ho dovuto subito reimparare a guidare la macchina, senza la quale, purtroppo è impossibile muoversi, e comunque non sono mai stata invogliata a prendere un autobus perché, dopo otto anni, non ho ancora capito a che ora passano e che percorso compiono! Al contrario di Milano, che credo in Italia sia al top del servizio pubblico di trasporto, qui siamo al “flop”.
Cartellonistica inesistente su percorsi ed orari, con punti di fermata non molto chiari e con macchine spesso parcheggiate davanti. Per non parlare dei conducenti che guidano come dei pazzi, parlano spesso al cellulare e non indossano mai la divisa. 
 Mi è venuto da sorridere quando in passato sono state organizzate le domeniche ecologiche senza auto come avviene spesso nelle grandi città come Roma e Milano.
 Bellissima l’idea ma solo in linea teorica, per una città come la nostra in cui il trasporto pubblico è praticamente inesistente. Inoltre, la conformazione di Siracusa scoraggia l’uso della bicicletta (largamente utilizzate nelle città della Pianura Padana) a meno che tu non sia ben allenato nell’affrontare le lunghe salite. 
 Altro capitolo doloroso riguarda la possibilità di lasciare la macchina per decidere di fare due passi a piedi, soprattutto se si ha un passeggino al seguito. Al di là del centro storico in cui i marciapiedi sono larghi e con gli scivoli ed esistono delle zone pedonali, per il resto la città è un vero disastro.
Macchine parcheggiate ovunque, in doppia fila o davanti agli scivoli e così muoversi con il passeggino è una vera impresa; un continuo sali e scendi dai marciapiedi in uno slalom tra moto parcheggiate, buche e bisognini dei cani.
Tutto ciò chiaramente non ha nulla di piacevole e rilassante! Mi capita spesso di riflettere su come queste problematiche, sulle quali si potrebbe anche sorridere, possano invece essere vissute con rabbia da una persona diversamente abile che si trova impossibilitata a muoversi da sola in quella che gli appare come una vera “giungla” d’asfalto. 
Si è vero, ci sono le mancanze delle Pubblica Amministrazione, ma molte difficoltà sono dovute alla maleducazione e l’incuria di chi, con i suoi gesti quotidiani, non si rende conto di arrecare danno agli altri. Spero che questo pensiero possa stimolare i lettori a non tollerare passivamente questi atteggiamenti di inciviltà, avendo il coraggio di rivolgere un rimprovero a chi lo merita, ricordandogli che non vive in una “giungla” ma in una città meravigliosa, ricca di storia e cultura che il resto del mondo ci invidia .


 Carla Bramanti

lunedì 19 novembre 2012

Il gergo giovanile


Tra i vari gerghi, quello giovanile è sicuramente il più colorito e eterogeneo e ci  mostra un esempio di società alternativa formatasi all’interno della società stessa.
Tale fenomeno, nei giovani, nacque agli inizi degli anni ’80 grazie al programma televisivo “Drive in” che introdusse i termini della “generazione paninara” i quali indicavano un gruppo giovanile nato a Milano e da lì diffusosi in tutta Italia e in alcuni paesi europei. Tale gruppo era caratterizzato, dall'ossessione per le griffe, dal rifiuto della politica e dal divertimento ad ogni costo.
Da allora, il gergo ha fatto molta strada, diventando al giorno d’oggi sempre più frequente.
Il linguaggio giovanile odierno ha come base l’italiano colloquiale, informale e scherzoso nel quale entrano e si mescolano altri componenti che sono:
1.La componente gergale “tradizionale” che si riferisce a parole che hanno un’origine gergale (Togo, Secchione, Cotta).
2.La componente gergale “innovativa” che è quella caratterizzante la lingua dei giovani. Comprende quelle forme linguistiche create dai giovani attraverso procedimenti che servono a modificare la forma esterna o il significato della parola. (per esempio il cambiamento del significato di cozza che assume il valore di ragazza brutta).
3.Dalla pubblicità e dai mezzi di comunicazione provengono slogan pubblicitari che vengono ripetuti come tormentoni (mastrolindo per indicare una persona calva o muscolosa).
4.Elementi tratti da lingue straniere, come i forestierismi, e i pseudoforestierismi (flesciare (= colpire, andare fuori di testa, dall’ingl. flash), gym (= ginnastica, palestra), fly down (= stai calmo), cucador (= uno che “cucca”, che ha successo con le ragazze).
5.Elementi tratti dai dialetti (gnocca/bella ragazza; burino/tipo rozzo; pischella/ragazzina ecc.).



Silvia Sudano.

venerdì 16 novembre 2012

Settimana dell’Infanzia 2012

E’ iniziata ieri la Settimana dell’Infanzia 2012 che si svolge quest’anno dal 15 al 20 novembre. Tantissime sono le iniziative e le manifestazioni organizzate ogni anno dagli asili, dalle scuole elementari, dagli ospedali e dai reparti pediatrici di tutta Italia. La cosa più importante è però ricordare che tutti i progetti durante questa settimana speciale vogliono veicolare un messaggio e gridare al mondo che i diritti fondamentali dei bambini devono essere tutelati. I piccoli vanno infatti protetti più di ogni altra cosa, sotto ogni aspetto della loro vita, ed è tutta la società che deve garantire ai cuccioli, a tutti, un’infanzia serena e protetta. Tra le tantissime proposte del calendario della Settimana dell’Infanzia è bellissimo e degno di nota il progetto che parte da Roma dal nome “Sorridi in ospedale”. Un’iniziativa per regalare tantissimi sorrisi anche ai bambini ricoverati, che ne hanno davvero tanto bisogno. Sono moltissimi anche i personaggi dello star system 
che si sono impegnati su questo tema: memorabili in passato le campagne di Lady Diana; oggi, il nostro Roberto Bolle si distingue per il suo impegno prestando la sua immagine e la sua arte per raccogliere fondi. L'infanzia è un periodo della vita di un individuo compreso tra la nascita e la pubertà. Etimologicamente il termine deriva dal latino infans che significa muto, che non può parlare e quindi per estensione assume il significato di bambino che non può parlare. Nel periodo dell'infanzia, esistono numerose fonti di rischio per il corretto sviluppo del bambino. A titolo di esempio, nel periodo dell'infanzia si può sviluppare una serie di problematiche relative al non corretto sviluppo psicosessuale, alla pedofilia, allo sfruttamento infantile soprattutto sviluppato nei Paesi poveri. Quest'ultima è una situazione problematica in quanto nega di fatto quel diritto all'infanzia che dovrebbe essere proprio di ogni bambino. La settimana dell’infanzia nasce il 20 novembre di 22 anni fa, dove l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione sui diritti dell’infanzia, ratificata oggi da ben 193 paesi del mondo. Un momento straordinario, che viene celebrato ogni anno e anticipato da una settimana dedicata al tema dei diritti dei più indifesi. Dopo il grande successo dello scorso anno, anche per questo 2012 i più grandi social network, Facebook e Twitter vogliono dare il loro contributo: per tutta la settimana dell’infanzia (e oltre per chi vorrà..) tutti gli iscritti saranno invitati a cambiare la propria immagine del profilo con quella del proprio cartone animato preferito. Come si legge sugli stessi social network, “Questo piccolo gesto vi rende partecipi delle importanti iniziative di sensibilizzazione sui problemi, ancora troppi, dell’infanzia nel mondo. Ovviamente nessuno ha la bacchetta magica, ma con piccoli gesti come questo si può portare alla luce un’iniziativa molto bella e importante che forse non tutti conoscono”. Come detto, nessuno ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi legati al mondo dell’infanzia, ma possiamo contribuire comunque a sensibilizzare il maggior numero di persone possibili. 



 Alessandra Santorino

mercoledì 14 novembre 2012

Chiesa Santa Maria dei Miracoli!

Così minuscola, così raccolta, dov’era prima una piazzetta, ridotta a una viuzza stretta fra le antiche abitazioni dei vicoli dei Cordai e dei Candelai e l’opposta palazzina Liberty, la chiesa di S.Maria dei Miracoli è una piccola gemma incastonata in una montatura di modesta fattura.
 Il 28 gennaio del 1500 a Siracusa esplose una terribile epidemia di peste che, in poco più di un anno, portò alla morte oltre diecimila persone. La tradizione vuole che il flagello cominciasse a cessare proprio nel quartiere dei cordari, nel luogo in cui esisteva già una cappelletta con una venerata immagine della Madonna. La gente gridò al miracolo e, con l’appoggio del vescovo Dalmazio, si raccolsero i fondi per la costruzione di una chiesa dedicata alla Madonna dei Miracoli, sulla preesistente cappella del 1300. Della trecentesca costruzione restano i muri della facciata, l’arco di trionfo e l’abside. L’edicoletta esterna, accanto al portale gaginiano, è catalana. Fino al 1860, il Senato siracusano si recava ogni anno in questo santuario per rendere omaggio alla Madonna, la cui festa, il 2 luglio, richiamava un gran concorso di popolo, il quale portava trionfalmente la sacra scultura per le vie della parrocchia, fino al molo Zanagora dove, imbarcata su una nave militare, le si faceva fare più volte il giro del porto grande. E poi, per la folla dei devoti, c’erano i tradizionali giochi della cuccagna, della pentolaccia, la corsa con i sacchi, i fuochi d’artificio.

domenica 11 novembre 2012

San Martino

La festa di San Martino si celebra l'undici novembre di ogni anno,ma chi era Martino e qual è la sua Storia?

 Martino nacque nel 316 o 317 nella provincia romana della Pannonia, l'odierna Ungheria. Il padre, militare, chiamò il figlio Martino, cioè piccolo Marte, in onore del dio della guerra. Ancora bambino Martino giunse coi genitori a Pavia, dove suo padre era stato destinato, ed in questa città fu allevato. Proprio a Pavia, Martino chiese di essere ammesso al catecumenato, ma, come ogni figlio di veterano aveva una carriera già trattata: l'esercito. A soli 15 anni fu obbligato al giuramento militare dal padre, irritato dalla ripugnanza del figlio per la professione delle armi e della sua inclinazione verso la vita del Monaco cristiano. Così Martino si preparò alla carriera delle armi e fu in breve promosso al grado di "circitor". Il compito delle "circitor" era la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia. Durante una di queste ronde, Martino incontrò, nel cuore dell'inverno, un povero seminudo e, non avendo più denari, prese la spada, tagliò in due il proprio mantello e ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno Cristo, avvolto in quel mantello che gli sorrideva riconoscente. Questo atto di carità probabilmente avvenne nel 338 mentre Martino era di guarnigione ad Amiens; nella Pasqua del 339 egli ricevette il battesimo. Dopo il battesimo, Martino rimase nell'esercito per circa vent'anni durante i quali condusse una vita da vero cristiano e da buon camerata, dando comprensione a tutti. Infine a quarant'anni decise di mettere in esecuzione il progetto della sua giovinezza: lasciare le armi e farsi Monaco. Dopo l'esonero dal servizio militare, Martino si recò a Poitiers, presso Ilario, suo amico, che era stato eletto vescovo. Egli aveva potuto conoscere il grande vescovo in una delle città dov'era stato di guarnigione e aveva concepito per lui un'ammirazione grandissima. Ilario lo accolse molto bene e lo ordinò esorcista, carica poco ambita, ma che avrebbe permesso al nuovo chierico di dedicarsi allo studio delle cose di Dio sotto la direzione di un incomparabile maestro. Una notte però Martino sognò che doveva convertire i sui vecchi genitori; partì allora per la Pannonia e convertì sua madre, ma non ebbe successo presso il padre, pagano ostinato. In tutta la regione dominava l'arianesimo. Per il suo coraggioso tentativo fu ingiuriato, dovette lasciare il paese. Si recò a Milano e poi in Liguria, nell'isola di Gallinara, infine tornò a Poitiers, dove Ilario lo accolse nuovamente con grande gioia, ed in questo periodo fu ordinato diacono e poi prete. Ilario possedeva a poche miglia da Poitiers, una villa e permise a Martino di ritirarvisi: laggiù egli divenne Monaco, ben presto circondato da discepoli, evangelizzando coloro che abitavano nei dintorni. Sorse così il monastero di Ligugè, il più antico conosciuto d'Europa. Per 26 anni, e fino alla morte, proseguì la sua opera di evangelizzazione con una mirabile giovinezza di spirito, lottando contro l'eresia ed il male e contro la miseria umana. Un giorno, sul finire dall'autunno del 397, si recò nella parrocchia rurale di Condate, per mettere pace tra i chierici in lite tra loro. Al momento di ripartire per Tours, però, si sentì allo stremo delle forze e fu assalito dalla febbre: comprese che si avvicinava la sua ultima ora. Si fece distendere su di un cilicio e su di un letto di cenere, come era usanza degli asceti del tempo, e attese la morte in preghiera. Morì l'8 novembre 397. Il suo corpo fu ricondotto, navigando sulla Loira, fino a Tours, le esequie ebbero luogo l'undici novembre fra un immenso concorso di popolo venuto d'ogni parte. Tutti accompagnarono il vescovo fino al cimitero, dove fu deposto in una semplicissima tomba, come egli avrebbe desiderato, e dove ben presto sarebbe sorta una grande basilica. Alla grande basilica sorta a Tours in onore di Martino fu annessa in epoca seguente a un monastero con grandi edifici destinati ai pellegrini e dove tutta la nobiltà franca e merolingia aveva uno dei propri figli; anche coloro che non vi restavano come monaci vi compivano gli studi. Il corpo di San Martino fu spesso spostato: racchiuso in un cofano, o sotto un'altare, o sotto un ciborio, come si costumava all'epoca merolingia, per anni, durante le invasioni normanne, e fu conservato al sicuro; gli Ugolotti lo arsero il 25 maggio 1562. Alcune reliquie però poterono essere salvate e sono tutt'ora venerate nell'attuale basilica di Tours. Un frammento è costodito a Ligugè, suo primo monastero. 

Mary Astell

sabato 10 novembre 2012

SICULI E FONDAZIONE DI SIRACUSA

E' stato stabilito che il primo insediamento umano in Sicilia risale al paleolitico superiore durante l'ultima glaciazione dell'era quaternaria. Nel periodo successivo della preistoria,quello neolitico,all'inizio del IV millennio a.C. compaiono, anche presso di noi, popolazioni più evolute,provenienti probabilmente dalla Siria settentrionale o dall'Anatolia che risalendo la penisola balcanica ,dopo essere discesi lungo la penisola italica hanno attraversato lo stretto di Messina.
Tracce di questa civiltà sono state ritrovate a STENTINELLO nei pressi di Siracusa ed in minor misura al Plemmirio. Usavano vivere in capanne raggruppate in villaggi, usavano strumenti di basalto ed ossidiana, fabbricavano ceramica graffita ed usavano seppellire i loro morti in tombe scavate nella roccia a forma di grotta. Questo tipo di inumazione si manterrà sino all'invasione greca. Oltre che nelle Isole Eolie,la civiltà delle prime due fasi dell'età del bronzo si ritrovano presso CASTELLUCCIO nei pressi di Noto e quella di THAPSOS,nei pressi di Siracusa. 
Nella terza fase del bronzo si collega nella nostra zona la presenza dei SICULI ,popolo di provenienza italica,affine agli Ausoni. L'insediamento di questo popolo sarebbe durato dal XIV-XIII sec a.C. sino all'arrivo dei greci,nel VII sec a.C. 
Secondo la tradizione le prime colonie greche risalgono all'ottavo secolo a.C. anche se non si può negare che siano mancate relazioni prima delle immigrazioni delle colonie. La necessità di dare uno sfogo alle accresciute popolazioni fu il movente principale dell'emigrazione greca. 
Una colonia di Calcidiesi ,guidata da TEOCLE si spinse ,non prima del 735 a.C. a fondare la città di Nasso.
Successivamente una colonia di Corinzi fondò Siracusa nel 734 a.C. ARCHIA sbarcò in Ortigia ,ne scacciò i Siculi ed impiantò la sua colonia. Secondo alcuni la città avrebbe avuto nome NASOS, secondo la leggenda i nomi di Ortigia e di Siracusa sarebbero derivati da quelli delle due figlie di Archia,che potrebbero simboleggiare la città che sorgeva all'Ortigia ed un'altra città o borgo che sorgeva nella costa dell'Isola presso l'Anapo, che più tardi prese il nome di Acradina.



Marcello Lo Iacono.



Questo è stato il primo capitoletto della Storia di Siracusa.
Inauguriamo oggi una nuova rubrica: La Storia di Siracusa con un Click,tenuta dal Sign. Marcello Lo Iacono,che ha deciso di mettere a nostra e vostra disposizione la sua conoscenza.
Per questo Lo ringraziamo Vivamente. 
 Ass. Mary Astell.

martedì 6 novembre 2012

Mille note: Mina

Anna Maria Mazzini, in arte Mina, nacque a Busto Arsizio il 25 Marzo 1940 da una famiglia benestante la quale nel 1943 si trasferì a Cremona, e qui Anna Maria lasciò gli studi di ragioneria al 4° anno per dedicarsi alla musica, soprattutto ai dischi di rock'n'roll che in Italia arrivano dagli U.S.A. 
Proprio in quegli anni formò un complesso, gli "Happy Boys", dove in una delle serate di esibizione conobbe David Matalon, titolare della Italdisc, una piccola etichetta discografica, David le offri un contratto discografico con il quale debuttò nel mondo della musica con lo pseudonimo di Mina. 
Ben presto, Mina, sostituisce gli "Happy boys" con un altro complesso, i "Solitari", ed è proprio con loro che al "Festival rock" che si tiene nel 1959 a Milano presenta un brano lanciato qualche mese prima al Festival di Sanremo da Betty Curtis e Wilma De Angelis, "Nessuno": la sua interpretazione stravolge la canzone, rendendola più rock grazie ad un cantato swing che la carriera di Mina decolla. 
Il settimanale "Sorrisi e Canzoni" le dedica la copertina, con la scritta "Nel mondo della canzone è esplosa una Mina". Il successo discografico continua con "Tintarella di luna", "Folle banderuola", "Serafino campanaro" ed "Una zebra a pois" (quest'ultima scritta da Lelio Luttazzi), e nel 1960 Mina diventa un grande successo una canzone scritta da un nuovo cantautore emergente genovese, Gino Paoli, "Il cielo in una stanza". 
Nel 1961 Mina approda al Festival di Sanremo con "Io amo tu ami" e "Le mille bolle blu" ma non riesce a vincere e decide di non partecipare più al Festival anche perché, la "Tigre di Cremona" (così comincia a soprannominarla la stampa) reincide dei brani che a Sanremo passano inosservati immeritatamente. Nello stesso anno però scoppia il "caso Mina": la cantante conosce l'attore Corrado Pani e se ne innamora diventando l’ amante di un uomo sposato, restando incinta. La rigida morale bacchettona dell'epoca non può tollerare una cosa del genere, per cui Mina viene inserita nella "lista nera" degli ospiti indesiderati in Rai. 
Non potendo più apparire in trasmissioni televisive per promuovere i suoi dischi inizia la sua ascesa discografica. Il 18 Aprile 1963 nasce Massimiliano Pani, che la mamma soprannomina "Paciughino" e che avrà un brillante futuro come arrangiatore e musicista. Nel frattempo continuano uscire dischi di Mina, tra cui una canzone scritta da Dario Fo, "Stringimi forte i polsi", "Stessa spiaggia stesso mare" e "La ragazza dell'ombrellone accanto", ma il boicottaggio radiotelevisivo ha come conseguenza un calo nelle vendite, per cui la Italdisc non le rinnova il contratto.
Mina passa allora alla Ri-Fi il cui direttore, Tonino Ansoldi, è l'unico discografico che ha ancora fiducia in lei. Il rilancio avviene nel 1964 con due 45 giri, "Città vuota" e "E' l'uomo per me", e nel 1965 con due delle più belle canzoni mai cantate da Mina: "Un'anno d'amore" e "E se domani", canzone presentata al Festival di Sanremo del 1965 con scarso successo.
 Anche la Rai deve cedere, e la richiama per condurre uno show costruito su misura per lei, "Studio Uno": in questa occasione Mina lancia una canzone scritta dal maestro Bruno Canfora appositamente per mettere in evidenza il suo talento vocale, "Brava".
 Nel 1965 una grave tragedia si abbatte sulla cantante: muore il fratello Alfredo in un incidente stradale.
Mina fatica a riprendersi dallo choc ma prosegue al meglio il suo lavoro, tanto che nel 1968 festeggia i primi dieci anni di carriera proprio in quel locale che l'aveva vista esibirsi per la prima volta, la Bussola, dove fra l'altro registra anche il suo primo album dal vivo che, per inciso, è anche il primo album live mai realizzato da una cantante italiana.
 Le cose sembrano essersi ristabilite per il meglio quando un altro incidente stradale spezza quella felicità che Mina aveva cercato faticosamente di ricostruirsi, in specie dopo la fine della relazione con Pani. 
Nel 1973 perisce in uno scontro frontale il marito Virgilio Crocco, giornalista del Messaggero, che aveva sposato 3 anni prima e dal quale nel 1971 aveva avuto la figlia Benedetta.
 Nel 1974 presenta con Raffaella Carrà "Mille Luci": sono le sue ultime apparizioni televisive.
 La sigla finale del programma è "Non gioco più" e infatti Mina non solo abbandona la televisione, ma smette anche di fare concerti dal vivo. Fa eccezione nel 1978, quando ritorna alla Bussola per i suoi venti anni di carriera e registra il suo terzo e ultimo live (il secondo era uscito nel 1972). Da questa data Mina resta in contatto col suo pubblico con un album all'anno, ma anche con articoli su riviste e trasmissioni radio. 
I suoi fans hanno potuto assistere al suo ultimo concerto, nel 2001, non dal vivo, ma attraverso Internet.
 Il 10 gennaio 2006, a Lugano, dopo 25 anni di convivenza, ha sposato il compagno, il cardiologo Eugenio Quaini.
Secondo la legge svizzera la sposa prende il cognome del marito, così il suo nome attuale è Anna Maria Quaini terminando (ma ancora non è detta l’ultima parola, anzi l’ultima nota) la carriera della cantante Italiana Mina.



Alessandra Santorino.

venerdì 2 novembre 2012

La Storia di Jack O'Lantern

Perchè si usano le zucche ad Hallowen? 
La leggenda narra che un fabbro irlandese di nome Jack, un ubriacone taccagno, ebbe la sventura di incontrare il Diavolo in un pub, alcuni dicono nella notte di Halloween. 
Jack aveva bevuto troppo e stava per cadere nelle mani del Diavolo, quando riuscì ad imbrogliarlo offrendo la sua anima al Diavolo in cambio di un'ultima bevuta.
 Il Diavolo si trasformò in una moneta da sei pence per pagare l'oste e Jack riuscì velocemente a mettersi quella moneta nel borsellino. Poiché Jack teneva lì anche una croce d'argento, il Diavolo non poteva tornare alla sua forma originaria. Jack lasciò andare via il Diavolo solo a patto che questi gli promettesse di non reclamare la sua anima per i successivi 10 anni. Il Diavolo accettò. Dieci anni dopo Jack lo incontrò di nuovo mentre camminava lungo una strada di campagna.
 Il Diavolo era tornato per la sua anima, ma Jack, riflettendo velocemente, gli disse: "Verrò, ma prima potresti prendermi una mela da quell'albero?". Il Diavolo, pensando di non aver nulla da temere, balzo sulle spalle di Jack per prendere la mela. Jack tirò fuori un coltello e intagliò una croce sul tronco dell'albero. Questo lasciò il Diavolo a mezz'aria, incapace di raggiungere Jack o la sua anima. Jack gli fece promettere di non tornare mai più per reclamare la sua anima e, non vedendo via d'uscita, il Diavolo acconsentì. 
Nessuno tramanda come il Diavolo riuscisse a tornare di nuovo a terra!
Quando alla fine Jack morì, anni dopo, non fu ammesso in cielo, a causa della sua vita dissoluta, da ubriacone e truffatore. Così si recò all'entrata dell'inferno, ma il Diavolo lo rimandò indietro perché aveva promesso di non prendere mai l'anima di Jack.
 "Ma dove posso andare?", chiese Jack.
 "Torna da dove sei venuto!", gli rispose il Diavolo. 
Ma la strada del ritorno era buia e ventosa. Jack implorò il Diavolo di dargli almeno una luce per trovare la giusta via e il Diavolo, spazientito, gli gettò un carbone ardente che proveniva dalle fiamme dell'inferno. 
Per illuminare il cammino e per non farlo spegnere dal vento, Jack lo mise in una rapa che stava mangiando. Da allora Jack fu condannato a vagare nell'oscurità con la sua lanterna, fino al Giorno del Giudizio.
 Jack della lanterna (Jack o'Lantern) da allora fu il simbolo delle anime dannate. Si sarà notato che nella leggenda si parla di una rapa e non di una zucca. La spiegazione a ciò sta nel fatto che gli irlandesi, sbarcati in America, non ebbero più a disposizione il loro tubero e ricorsero alle grosse zucche gialle, facilmente reperibili nella nuova terra. 



Carmen Santorino