Benvenuti

Siamo lieti di presentarvi il Blog ufficiale dell' associazione Mary Astell ,dove condivideremo con voi le idee, i pensieri e l'organizzazione di eventi per rendere migliore la nostra città...Proviamoci insieme!

mercoledì 31 ottobre 2012

La notte delle streghe!

“… Dodici rintocchi squarciano la notte scura
 La danza delle streghe signore di paura
 Dalle tenebre sorgete lento
 il fuoco nero brucia 
 Spettri nel castello fate il vostro ballo”
                                                                                                (“La danza delle streghe” – G. Ponte)



 Spiriti e spiritelli eccoci giunti alla notte delle streghe. Mentre intaglio una grande zucca con un bel sorriso sdentato in onore del compleanno del mio papà ( mi piace pensare che invece della cicogna quel giorno fu una streghetta su una scopa a lasciare il fagottino con il mio babbo \ bebè!), faccio zapping e trovo un film in tema con questa notte di mistero. 
Mi fermo solo perché vedo due grandi attrici: la Kidman e la Bullock.
 Penso: sarà un bel film! Anche no.
 Per la serie, la veste non fa il monaco. Sono due sorelle,molto legate, i cui genitori sono morti di una morte violenta. 
Vengono accolte da due zie, le cui abitudini e modi di vivere riveleranno presto la loro natura di streghe. Cresceranno queste due bimbe tra pozioni e incantesimi. Le porteranno a ballare nude la notte di mezza estate, le insegneranno come far levitare gli oggetti, preparare intrugli ed erbe miracolose. Solo la più piccola, la Kidman, accetta questa novità con gioia, mentre la più grande e posata Sandra, si rifiuta di riconoscere tale appartenenza e decide di intraprendere una vita “ normale” .
 In paese tutti sospettano e spettegolano sui loro poteri, sulle stravaganze che le circondano e addirittura si inventano fatti e misfatti che li certificano. Ovviamente tutto ciò le fa vivere in un ambiente ostile e presto la piccola Nicole scappa con il primo che capita per sfuggire alla monotonia del paese e ai continui sberleffi. Sandra rimane e si ostina a vivere una vita libera da ogni “intrusione” da parte delle zie. La lontananza dalla sorella la fa sentire ancora più sola, così le due streghe, intenerite dalla malinconia che affligge la nipote, preparano un incantesimo. Ed ecco arrivare per lei un colpo di fulmine: in breve si sposa e ha due bambine. Sandra è finalmente felice: ignora che ci sia lo zampino delle due zie e quindi si gode la felicità ritrovata. Ma la tragedia è dietro l’angolo! Il marito muore in un incidente e lei in preda alla disperazione prega le due streghe di riportarlo in vita. Esse si rifiutano: sarebbe una creatura oscura quella che tornerebbe dall’oltretomba e non più colui che lei amava. In quell’occasione Sandra scopre che il loro legame era solo il frutto di un incantesimo e si indigna con le zie: mai più si sarebbero dovute intromettere nella sua vita. In preda al dolore, prega la sorella di tornare da lei per aiutarla a riprendere in mano le redini della sua vita.
 Nicole torna e insieme raccolgono i frammenti della sua infelicità. Presto sarà la sorella minore però ad avere bisogno di lei. Infatti ha intrapreso una relazione con un uomo pericoloso che la picchia quando è ubriaco. In una di quelle tante notti di violenza, Nicole fugge e chiama la sorella che accorre. L’uomo però le raggiunge, le rapisce e quando sta per ucciderle, riescono a reagire e nella colluttazione, lui muore. Per paura delle conseguenze, le due sorelle portano il cadavere in casa delle zie e rispolverano il libro della magia: tentano quindi l’incantesimo proibito ma non sembra riuscire. Seppelliscono allora il corpo in giardino sotto una pioggia torrenziale. Il mattino successivo ecco spuntare un roseto selvaggio proprio in quel punto. Spaventate cominciano a sospettare che qualcosa non quadri. Le due zie sono fuori città, non possono chiedere loro aiuto e quindi sperano che tutto passi inosservato. In realtà pochi giorni dopo arriva un poliziotto che cerca proprio quell’uomo in quanto già ricercato per precedenti omicidi. Tentano di ricostruire una versione che possa reggere, ma presto è il cadavere stesso che si fa “ vivo”! ( come sono spiritosa!”). 
Trovano il suo anello e le sue scarpe in giardino e allora Sandra, che già ha un debole per il poliziotto, decide di confessare. Ovviamente lui non crede alla presenza dello spirito che le perseguita finché anche lui non viene aggredito e Nicole posseduta. Non resta che legarla ad una sedia e tentare un ultimo incantesimo che la liberi e distrugga definitivamente lo spirito malvagio. Le zie tornano e vogliono sbrogliare la matassa. Ma da sole non possono farcela! Quindi Sandra vince una lotta interiore: decide di accettare la sua strana famiglia e la sua natura di strega. Chiama le sue amiche che tanto la deridevano e ammettendo tutte le dicerie sul suo conto chiede un disperato aiuto per la sorella posseduta. Inspiegabilmente si presentano tutti con le scope e danno inizio al rito. Candele accese a iosa, disposte in circolo, con i bastoni delle scope incrociate per intrappolare il maligno e non farlo fuggire. Ripetono come un salmo la frase magica, si spengono tutte le candele, ma niente, Nicole resta in quello stato tremendo, prostrata sul pavimento in preda alle convulsioni. Allora la sorella, prende l’iniziativa e si getta nel cerchio, abbraccia violentemente la sorella e chiude gli occhi, si sparge un clamore di tuono, la stanza al buio si illumina e boom: cenere dappertutto! Il maligno è stato sconfitto: insieme lo spazzano via allegramente in giardino dove verseranno un pentolone di uno strano miscuglio bollente.
 Ecco! Che ne dite? Ho trovato il film molto debole, poco interessante, per nulla avvincente. Di magia poca e fatta male. Ma allora mi direte, perché ne parliamo?
 Per il finale. L’unica cosa interessante che ho trovato: non c’entrava un fico secco e forse è per questo che mi è piaciuto! Sandra e il poliziotto restano insieme:e fin qui! 
E’ il motivo che mi piace! Si scopre che lei, da piccola, avendo paura dell’amore, aveva fatto un incantesimo per gioco: si sarebbe innamorata solo di un uomo le cui caratteristiche erano inventante da lei stessa e per cui assolutamente assurde. Ciò le garantiva quindi che mai si sarebbe innamorata in quanto di certo non sarebbe mai esistito un uomo tanto strano. Ergo non avrebbe mai sofferto per amore! Aveva chiesto che quell’uomo avesse un occhio blu e uno verde, che portasse una stella sul petto, che cavalcasse al contrario e facesse le frittelle a forma di cactus. Ovviamente il poliziotto possedeva casualmente tutte queste caratteristiche. Lei allora gli confida che il loro amore è solo il frutto di un suo capriccio di bambina e che finirà in malora. E lui le risponde che tutti gli amori sono frutto di una magia tra due persone e che allo stesso tempo tutti gli amori possono finire. Ecco quello che mi è piaciuto di tutta questa accozzaglia di fandonie: che l’amore è come un incantesimo e che può svanire, ma che senza dubbio vale la pena di essere vissuto! 
Buon Halloween a tutti! :D




Alessandra Messina

martedì 30 ottobre 2012

Boo! Dolcetto o scherzetto?

Halloween è tra i più antichi riti celebrativi la cui origine risale alla notte dei tempi. La sua crescente popolarità anche in Europa, deriva dalla tradizione americana nella quale la notte di Halloween è la notte dei travestimenti e del famoso "Trick or Treat" (Scherzetto o Dolcetto).
 Il giorno dedicato ad "Ogni Santo" (in inglese All Saints'Day) aveva una denominazione antica: All Hallows'Day.
 Presso i popoli dell'antichità la celebrazione di "Ogni Santo" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallow-e'en ed infine Halloween.
La notte tra il 3 ottobre e il 1° Novembre era il momento più solenne di tutto l'anno e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione del loro calendario ed era chiamata "la notte di Samhain". Tutte le leggende più importanti in cui si narrano cicli epici, grandi battaglie e si racconta di Re e Eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Per i Celti, che erano un popolo dedito all'agricoltura e alla pastorizia, la ricorrenza che segnava la fine dei raccolti e l'inizio dell'inverno era importantissima. I greggi venivano riportati giù dai verdi pascoli estivi, e le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato.
 I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 ottobre) Samhain, Dio della Morte, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, permettendo al mondo dei morti di unirsi al mondo dei viventi. L'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween, nasce dalla tradizione che i Celti avevano, dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 ottobre, di festeggiare per tre giorni mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui erano poste le braci del Fuoco Sacro. Nella tradizione celtica non esistono né diavoli, né demoni, tuttavia le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini perché erano solite fare alcuni "scherzetti" agli umani. 
I Celti quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano solite offrire del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case. 
E' proprio da queste leggende che ha origine il gioco del Trick or treat, nella quale i bambini travestiti con maschere e costumi "mostruosi" vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta. Se non ricevono niente, possono giocare un brutto scherzo ai proprietari di quella casa.
 Quando durante il I secolo i Romani invasero la Bretagna vennero a contatto con queste celebrazioni. Anch'essi il 1° novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti.
 Con il passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unirono. Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa Cattolica, l'antico rito celtico-romano rimase. 
Visto che la chiesa non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogitò un tentativo di far perdere il profondo significato di questi riti. Infatti nell' 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° novembre, pensando così di dare un nuovo significato ai culti pagani.
 Tuttavia l'influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la chiesa aggiunse, nel 10° secolo, una nuova festa: il 2 novembre, il giorno dei Morti, in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano il falò.
 L'antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, dove il 5 novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.



 Carmen Santorino

mercoledì 24 ottobre 2012

Il trionfo del cioccolato: I Totò

Ci avviciniamo giorno per giorno al 2 novembre,festa dei Morti o commemorazione dei defunti.
La cristianità primitiva era solita celebrare feste in onore dei Santi, come testimoniano gli scritti di Tertulliano e di Gregorio di Nizza (223–395 d. C.), ma solo le pagine scritte da 
Sant' Ephraem (morto nel 373 d.C.) danno una sicura testimonianza della "festa celebrata in onore dei martiri della terra" il giorno 13 maggio.
 La festa giunse a Roma nel 609 d. C., quando papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine Maria ed a tutti i martiri. Nel tentativo di far perdere significato ai riti legati alla festa celtica di Samhain, nell'anno 835 Papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti dal 13 maggio al primo novembre. La stretta associazione con la commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo nel 998 d. C.: l'abate Odilone di Cluny diede disposizioni per celebrare il rito dei defunti dopo il primo novembre e in memoria dei cari scomparsi ci si mascherava da santi, da angeli e diavoli e si accendevano falò. Fu Papa Sisto IV, nel 1474, che rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa d'Occidente.
 Nella tradizione popolare, le anime dei defunti tornano dall'aldilà ed i dolci dei morti simboleggiano i doni che portano dal cielo e, contemporaneamente, l'offerta di ristoro per il loro viaggio.
 Un modo per esorcizzare la paura dell'ignoto e della morte. È consuetudine nel giorno dedicato al ricordo dei defunti visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti dolci dei morti, per celebrare la giornata.
 In Sicilia durante la notte di Ognissanti la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini.
 Ma da cosa nasce questa tradizione? 
"Si narra che moltissimi anni fa un padre lasciò la propria casa per andare a lavorare altrove, visto che in paese non c'era abbastanza lavoro per sfamare una famiglia con quattro figli. Quando quello più piccolo si ammalò a causa di una malattia a quei tempi incurabile, la mamma fece arrivare la notizia al padre il quale fece immediatamente ritorno a casa. Non potendo permettersi una carrozza, decise di viaggiare a piedi, anche di notte, per arrivare al più presto a casa e poter pagare, col poco denaro rimastogli, le costose medicine. Durante il suo cammino, si trovò a passare dal cimitero del paese proprio nel giorno del 1° novembre. Ricordando il padre defunto, ne approfittò per fargli visita. Era già buio e quasi notte, e mentre pregava sulla tomba del congiunto perchè questi vegliasse sul nipotino morente, trovò un soldatino di legno sulla lapide della tomba e, senza esitare, se lo mise in tasca pensando di donarlo al piccolo in cambio di un sorriso. Quando a notte fonda arrivò a casa, abbracciò i suoi figli, la moglie e in particolar modo il suo piccolo malato, mettendogli in mano quel piccolo giocattolo trovato al camposanto sulla tomba del nonno. Era la notte del 1° novembre. Il bambino continuò a dormire col suo giocattolino stretto al petto, ma appena il sole illuminò la sua finestra, nel giorno del due novembre, egli si alzò e cominciò a correre per casa svegliando tutti, ridendo e cantando. Quel pupazzetto fece il miracolo. Ricordando ogni anno questa bellissima storia, ecco perchè i siciliani acquistano giocattoli ai propri figli e nipoti proprio nella notte del 1° novembre come tradizionale augurio per farli crescere in buona salute, facendo loro credere che i benefattori siano stati i parenti dall'aldilà."
 A Siracusa, come in tutte le città siciliane,è possibile reperire giochi e dolci nella così detta Fiera dei Morti nel centro storico di Ortigia, ospitata nello spiazzale compreso tra Piazza delle Poste e Piazza Pancali dal 29 Ottobre al 2 Novembre. I dolci quindi sono una parte importante della festa,fanno parte, soprattutto loro, della nostra tradizione.
 I dolci tipici della Commemorazione dei Defunti sono i Totò, diminutivo siciliano del nome Salvatore. Potete chiamarli Bersaglieri,se siete originari di Catania,Taralli Siciliani, se siete di Trapani ma sempre di totò,come li chiamiamo noi a Siracusa si tratta. Un vero attentato alla nostra linea ma che come tutte le nostre squisite pietanze non possiamo fare a meno almeno assaggiare per i più scrupolosi,spazzolare,per il resto dei golosi.
 Ecco a voi la Ricetta: Il procedimento è semplicissimo ma ha ottimi risultati.
 Ingredienti 500 gr di farina “00”;  250 gr di latte 200; gr di zucchero 120 gr cacao amaro;  2 uova 20 gr ammoniaca per dolci;  60 gr di burro fuso cannella 50 gr miele. Per la glassa 600 gr di cioccolato fondente 


Procedimento:

Sbattete le uova con lo zucchero,unite latte,farina,cacao,ammoniaca,un cucchiaio di cannella, il miele e amalgamate bene il tutto. Nel frattempo accendete il forno a 180° preparate una teglia con carta da forno e con l'aiuto della sacca,l’impasto infatti sarà morbido,iniziate a disporre ben distanziati l'uno dall'altro, delle piccoli noci. Infornate per circa 10 minuti e continuate sino ad esaurimento dell'impasto. Preparate la glassa, io ho fatto sciogliere il cioccolato a bagnamaria cui ho aggiunto un cucchiaino di olio. Iniziate a prendere i biscotti intingete ogni singolo biscotto nel cioccolato, lasciare asciugare e servite. 
 A me personalmente piacciono moltissimo,e ricordano le serate in cui da bambina, aspettavo il mio regalo,portato dall’ormai defunti nonni,e stranamente questo pensiero non mi dava timore ma anzi mi infondeva l’idea che i miei cari mi proteggessero e in qualche modo vegliassero.


Mariapia Randazzo






sabato 20 ottobre 2012

M e M : Moda e Make up: Aiutooo il cambio di stagione!!!!

Cari lettori volevo dare finalmente il via ad una nuova rubrica che nasce dall'idea di condividere con più persone possibili la passione per la Moda & il Make up; quindi colgo anticipatamente l’occasione per esortarvi ad essere partecipi con i commenti e suggerimenti qualora l’argomento della rubrica sia di vostro gradimento; con molto piacere accoglierò i vostri consigli anche relativi agli argomenti da trattare nei prossimi articoli.


 Aiutooo il cambio di stagione!!!!

 Siamo ormai in autunno inoltrato nella cosiddetta “stagione delle piogge” ma noi siciliani possiamo affermare che solo da qualche giorno respiriamo aria di freschezza nonostante l’alto tasso di umidità. 
A riguardo potremmo mettere in risalto due modi di pensare perfettamente contrastanti, da una parte ci sono persone avvolte da uno stato di tristezza, angoscia, inquietudine dovuto al termine dell’Estate (che ahimè spero non sia del tutto finita, in modo da poter godere ancora del nostro caloroso sole) così calda, luminosa, solare al punto che se ti sei già svegliato con l’umore sotto i piedi, affacciandoti dalla finestra ti passa tutto e affronti la giornata con il sorriso; mentre dall’altra c’è una moltitudine di persone che ama sentire il rumore della pioggia, il profumo della terra bagnata, quelle sfumature di grigio che caratterizzano il cielo in una giornata piovosa. Sulla base di tutto ciò, carissimi amici vi ricordo che, nel caso in cui non l’aveste ancora fatto, è arrivato il fatidico inevitabile ma per molti atteso CAMBIO DI STAGIONE!!!!! 
Per me personalmente è traumatico, togliere dall’armadio e dai cassetti quelle magliettine, top, abiti, gonnelline e shorts così leggeri da indossare che ti lasciano liberi nei movimenti, per inserire quei maglioni, giacconi e altri indumenti così ingombranti che a volte ti fanno sentire talmente goffa che preferiresti non uscire di casa.
 E allora come affrontare questo momento? 
 Penso che il primo passo dovrebbe essere quello di armarsi di buona volontà, un po’ di ottima musica e dare poi il via alla missione.Fin qui credo sia tutto abbastanza semplice.
Seconda fase aprite l’armadio e i cassetti, svuotateli di tutti i capi e poneteli su un’ampia superficie, come il letto ,vi consiglio di  rifarlo prima, altrimenti rischierete di perdere top vari sotto lenzuola e copriletto.
Guardando però tutti quei vestiti sicuramente sorgeranno delle domande: “ Ma questa maglietta l’ho mai indossata? Va ancora di moda? E questi pantaloncini da dove sono sbucati? E perché non ho ancora messo via quell’abito del “ 1915 – 1918” ? ".
Occorre quindi prendere una grande busta o scatolone ,di cartone o le ormai moderne scatole in plastica che trovate in qualsiasi negozietto economico,da riempire successivamente con gli indumenti che pensate di non indossare più o semplicemente per aumentare lo spazio nel vostro armadio.
Vi suggerisco, prima di mettere via dei capi che magari potrebbero ritornarvi utili, di selezionare quelli che siete certi di non indossare e a quel punto anziché buttarli unite l’utile al dilettevole, portateli alla Caritas o magari a famiglie o persone che ne hanno di bisogno o per chi ne fosse davvero esperto, magari con capi che sono del tutto nuovi che avete messo pochissime volte e che non potete più indossare per via della taglia o semplicemente perché non vi piace più, vendere tramite siti internet.
Questa è diventata una vera e propria tendenza, infatti lo “swapping”, parola dal suono simile al termine “shopping” ma dal significato ben diverso, sta proprio ad indicare uno scambio, un baratto, un dare in cambio, che non solo ti consente di fare un risparmio economico, di ridurre gli sprechi negli acquisti ma anche di riscoprire valori che vengono a volte messi del tutto da parte come l’essere solidali e sociali.
Nasce addirittura un marchio “Atelier del Riciclo” che identifica nuovi modelli di negozi dove si possono barattare non solo gli abiti ma anche accessori moda o di semplice arredo per rinnovare il proprio guardaroba e la propria casa.
 Arriviamo così alla terza fase, dopo aver dato un’approfondita pulita al vostro armadio e ai rispettivi cassetti, potete mettere in ordine tutto l’abbigliamento più o meno pesante per affrontare queste giornate dal clima alquanto altalenante ma che sicuramente diverrà sempre più freddo con l’avvicinarsi dell’inverno. 
Per non allontanarvi troppo dalle collezioni di moda autunno 2012, navigando qua e là in vari web di stilisti mi sembra che quest’anno si batta molto sui colori di abbigliamento quali nero, grigio, rosso, blu, vinaccio, verde, giallo, arancione e viola con tutte le loro relative sfumature. Perciò cari amici per quest’anno non preoccupatevi perché c’è moda per tutti, per gli appassionati degli abiti e completi colorati e non. 
Concludo augurandovi un intelligente e divertente cambio di stagione.



 Anna Fazzina

martedì 16 ottobre 2012

LE VACCINAZIONI …..CHE STRESS

I primi di settembre ho avuto la “felice idea” di portare mio figlio di dodici mesi alla all’Ambulatorio di Vaccinazione del Comune Siracusa, per effettuare il richiamo ad uno dei vaccini previsti. La tessera in mio possesso indicava il mese di luglio, ma visto l’eccessivo caldo avevo deciso di rimandarlo. 
Appena arrivata mi sono subito resa conto che avevo fatto un grande errore! 
Erano le 10.30 di un martedì mattina e prima di me, munite di numerino, vi erano sessanta persone, anziché le tre/quattro che di solito avevo incontrato alle vaccinazioni precedenti.
 Così, certa che non sarei mai riuscita a farcela, visto che alle 13.00 tassativamente l’Ambulatorio chiude, decido di ritornare a casa per riprovarci l’indomani mattina.
 La mattina seguente, mi sveglio presto e faccio tutto di corsa per trovarmi puntuale, alle 8.30, alla sua apertura. Ma all’arrivo l’amara sorpresa, prima di me vi erano trenta persone che già dalle 6.30 si erano messe in coda. Scoraggiata e armata di pazienza decido comunque di rimanere, per portare a termine quella che ormai mi sembrava una missione.
 Noi mamme sappiamo quanto stress generano le vaccinazioni dei nostri figli con i mille dubbi sui possibili effetti collaterali, ma mai paragonabile a quanto ho vissuto in quella lunga mattinata al Padiglione n. 2 dell’ex ONP di Siracusa.
 La piccola stanza di attesa era stracolma, con poche sedie, un caldo infernale e un rumore assordante; bambini che urlavano e piangevano per la fame, il sonno o semplicemente per noia. Durante la lunga attesa ho avuto modo di riflettere su come le logiche organizzative della Pubblica Amministrazione ci appaiono spesso incomprensibili e alcune domande mi sono sorte spontanee.
 E’ giusto tenere per così tanto tempo neonati e bambini ancora piccoli ad attendere per lunghe ore, senza tenere conto delle loro esigenze (mangiare, dormire, cambio del pannolino), in luoghi così affollati in cui potrebbero andare incontro ad eventuali contagi? (ricordiamoci che molte di noi portano il bambino dal pediatra per un controllo preliminare prima della vaccinazione). 
 Gli ambulatori in funzione erano due. Uno per la fascia di età compresa tra i tre mesi e i dieci anni, chiaramente il più affollato; l’altro per i bambini oltre i dieci anni, con pochissimi pazienti. Inoltre, l’ufficio adibito alla registrazione preliminare dei bambini era chiuso e tali pratiche venivano svolte all’interno degli ambulatori stessi, rallentando ulteriormente lo svolgimento delle vaccinazioni. 
Pertanto, non sarebbe stato più opportuno utilizzare entrambi gli ambulatori ed il loro personale senza distinzione di età, in modo da snellire la lunga coda? Ho atteso per ben tre ore e mezza l’arrivo del nostro turno ed io, ma soprattutto il mio bambino, siamo ritornati a casa stremati. Spero soltanto che la situazione sia stata del tutto eccezionale, probabilmente dovuta all’imminente apertura delle scuole, e che nulla del genere si verifichi in futuro visto che in programma ci attendono altri vaccini, che vorrei vivere con la normale “ansia da mamma” ma, per favore, senza “stress da coda”!



 Carla Bramanti

Conferenza


Siete tutti invitati oggi pomeriggio, in occasione della giornata mondiale dell'alimentazione, a partecipare ad una conferenza organizzata dall'Associazione Mary Astell presso la sala Costanza Bruno, Provincia Via Malta dalle ore 17.30 in poi. Tale conferenza vedrà protagonisti un nutrizionista, una psicologa ed il presidente dell'Associazione "Naturalmente Felici".....Vi aspettiamo!! "A mangiar bene....si impara"

sabato 13 ottobre 2012

Mostra Multimediale


Mostra Multimediale del Primo Concorso Fotografico 
"Il Mare Siracusano e la Tutela dei suoi Colori"

Grazie

venerdì 12 ottobre 2012

IL Simulacro di SANTA LUCIA Siracusana

Il Simulacro di Santa Lucia è sicuramente l'oggetto più prezioso che Siracusa possiede,non solo da fedeli,ma anche da apprezzatori di beni. Sappiamo che sin dal 1590 il Senato aveva deliberato la fattura di una statua della Patrona dandone l’incarico, anni più tardi, a un argentiere palermitano. «Il simulacro - per dirla con il Privitera - riuscì perfetto e bellissimo. Vi si impiegarono centonovanta libbre di argento (oltre 80 Kg) e costò in tutto cinquemila scudi». Fu esposto per la prima volta in pubblico nel 1620. Il grande ritardo per l’ultimazione dei lavori si può facilmente far dipendere dalle difficoltà economiche incontrate dalla città per far fronte alle notevoli spese. «La realizzazione più vistosa - scrive Giuseppe Agnello -, che anche oggi ci colpisce e ci riempie di stupita ammirazione, è rappresentata dalla statua e dalla cassa argentea della Santa: la prima uscita dalla bottega palermitana di Pietro Rizzo, sulla fine del Cinquecento, l’altra, forse, da quella di Nibilio Gagini, che seppe farne una delle più insigne opere di argenteria del sec. XVII». La cassa è composta da sei pannelli che raffigurano episodi della vita della martire. Il pannello frontale riproduce il quadro del Caravaggio “il seppellimento di S. Lucia”, pur con una tecnica un po’ grossolana ed introducendovi lievi modifiche. L’analisi stilistica, la forma ovale ed il successivo riadattamento, inducono gli studiosi a datare quattro dei sei pannelli al XVI sec. E’ probabile che furono riutilizzati da una precedente urna reliquiaria. Nel petto del simulacro è incastonata una teca che racchiude delle reliquie di S. Lucia, che il gesuita P. Bartolomeo Petracci donò al Senato di Siracusa nel 1605. Il simulacro viene portato in processione due volte l’anno: il 13 dicembre dalla cattedrale alla chiesa di S. Lucia extra moenia ove la Vergine subì il martirio, e la prima domenica di Maggio (festa del Patrocinio) in memoria dell’evento miracoloso del 13 maggio 1646 .



Carolina Stroscio

mercoledì 10 ottobre 2012

Bada come parli: Reti sociali e scelte linguistiche

Come è noto, il linguaggio è la facoltà di comunicare innata nell’uomo, che si realizza in forma di linguaggi verbali, gestuali e non verbali. I bisogni espressivi e comunicativi danno luogo a una serie infinita di usi linguistici e spiegano quindi la necessita per l’uomo di far ricorso a tutti i linguaggi possibili per una sua piena realizzazione all’interno della comunità in cui vive. 
Il titolo della rubrica “bada come parli” pur risultando sottilmente ambiguo, poiché potrebbe suonare come una classificazione dell’universo linguistico in giusto e sbagliato, in realtà non lo è.
 Tale titolo va accolto come un invito a riflettere sulla lingua e sul suo funzionamento, all’interno di un contesto sociale, partendo dall’esperienza quotidiana di ognuno di noi.


 Reti sociali e scelte linguistiche

Anche se l’italiano, come appare evidente, ha ormai preso il sopravvento sul dialetto, si può osservare che la maggior parte dei parlanti è di norma bilingue, cioè usa quotidianamente sia l’italiano che il dialetto, distinguendoli a seconda degli scopi e degli interlocutori. Il parlante “bilingue”, in genere alterna italiano e dialetto, in funzione di fattori extralinguistici, ovvero in base al luogo in cui si trova, alla situazione comunicativa e all’interlocutore che ha di fronte, scegliendo di volta in volta il codice più appropriato da usare; questo fenomeno prende il nome di “alternanza di codice”.
 All’interno dell’alternanza di codice distinguiamo tre diversi modi con cui il parlante utilizza alternativamente italiano e dialetto: “code switching, code mixing e ibridazione”.
Con il termine “code switching” si indica il passaggio da un codice linguistico ad un altro all’interno della stessa comunicazione; dal punto di vista sintattico tale fenomeno è prevalentemente interfrasale, ovvero la commutazione avviene sempre al confine tra una frase e l’altra e ha uno scopo funzionale. I fattori che danno vita al “code switching” possono essere vari: - Il parlante dopo aver iniziato la conversazione con un determinato codice, passa a quello che padroneggia meglio;
 - Il parlante passa al codice privilegiato dall’interlocutore per fargli capire che si sta rivolgendo a lui;
 - Il parlante cambia codice per segnalare il cambio di argomento nel discorso.
Tale fenomeno comporta, quindi, una sovrapposizione facilmente individuabile delle due grammatiche. 
Esempio: Poi io non è che mi posso mettere a fare le telefonate per niente, ogni minuto. U telèfunu u pavu iù! («il telefono lo pago io»)

 L’altro meccanismo che permette un incontro tra due o più lingue nello stesso contesto è il cosiddetto “code mixing”.
 A differenza del “code switching”, il “code mixing” avviene all’interno della stessa frase e non ha uno scopo funzionale, cioè non ha una specifica funzione comunicativa ma avviene casualmente.
Esempio: Quannu fu ca mi pigghiài («Quando è stato che mi sono preso») quell’assegno.
 Il terzo meccanismo nel quale è possibile mescolare i due codici è “l’ibridazione”; tale fenomeno si ha nei casi in cui il parlante prende una parola da un codice e la adatta ad un altro codice, il che risulta una fusione delle regole e delle unità dei due sistemi linguistici (Camilleri → “matonelli per matonelle” oppure “viremo per vediamo”). In genere questo fenomeno si ha nel caso in cui il parlante non riesca a trovare nella propria lingua un termine che corrisponda pienamente alle proprie intenzioni comunicative, ragion per cui prende in prestito parole appartenenti ad un altro codice e le adatta al proprio. 
Da quanto detto finora appare chiaro che nonostante al giorno d’oggi la supremazia della lingua italiana sul dialetto sia indiscutibile, in quanto saper parlare in modo corretto è fondamentale per confrontarsi con una molteplicità di persone e situazioni, i dialetti dal canto loro, contenendo indizi di realtà passata e presente, non possono non essere uno strumento importante per favorire una ricchezza culturale e storica.



Silvia Sudano

giovedì 4 ottobre 2012

Concorso fotografico "Il mare siracusano e la difesa dei suoi colori"

Premiazione primo concorso fotografico "Il mare siracusano e la difesa dei suoi colori" 
Dicono di noi: 

Siracusanews:http://www.siracusanews.it/node/31417 

Siracusa online:http://www.siracusa-online.it/andrea-monego-e-il-vincitore-del-concorso-fotografico-il-mare-siracusano-e-la-tutela-dei-suoi-colori/

lunedì 1 ottobre 2012

“Donna, fai un po’ come ti pare"

Curiosando su internet ho scoperto degli oggetti inventati dalle donne che non conoscevo, come quella di Mary Phelps Jacob che inventò un banale ma essenziale indumento di biancheria intima, il reggiseno. Inizialmente il reggiseno fù inventato per rispondere ad una semplice esigenza: poter indossare un abito scollato e trasparente senza mostrare il corsetto sottostante che a quell’epoca era di moda.
 In seguito il reggiseno fu la risposta ad un esigenza fondamentale per noi donne qualora Madre Natura fosse stata troppo generosa, ovvero quella di sorreggere!!!
 Naturalmente non poteva che inventarlo una donna, l’uomo non l’avrebbe mai inventato anche perché non avrebbe nulla da sostenere. Anzi vi dirò di più quest’anno il reggiseno è arrivato a spegnere 100 candeline continuando ad essere un indumento essenziale per noi donne.
 Venne rilasciato a Mary Phelps Jacob il brevetto nel 1912 di reggiseno con la prima forma "ergonomica", che modellava il corpo femminile senza costringerlo.
 In realtà, già all'epoca dei romani le donne adottavano degli accorgimenti atti a ridurre il seno in quanto gli uomini del periodo non apprezzavano i seni troppo abbondanti. Quindi esisteva una fascia di cuoio chiamata Mamillare che serviva ad appiattire, lo Strophium che sosteneva senza comprimere i seni di dimensioni normali oppure il Cestuts, una specie di corsetto che metteva in evidenza i decolletè più minuti. 
Le atlete greche invece portavano l’apodesmo, una specie di guaina da indossare durante le prove sportive. Durante tutto il Medioevo si diffonde l’uso del pelicon, un corpetto foderato di pelliccia, usato più come vezzo civettuolo piuttosto che come sostegno. Dal Rinascimento fino ai primi del Novecento, i busti delle donne rimangono castamente imprigionati nei corsetti, vere e proprie torture costruite con le stecche di balena. Il reggiseno nel corso della storia ha avuto diverse funzioni, un’altalena di performance: prima doveva appiattire, poi doveva enfatizzare e qui la comparsa dei reggiseni imbottiti stile anni '50/’60. Successivamente negli anni '70 doveva comprimere piuttosto che gonfiare, infatti tornò il slim effect
In seguito negli anni '80 ci fù il boom in cui la donna in carriera rendeva aggressive pure le sue bocce strizzandole e facendole esplodere, genere Madonna in un suo video musicale.
 Infine siamo giunti finalmente ai nostri giorni dove la funzione del reggiseno risponde solamente ad una affermazione, ovvero: “Donna, fai un po’ come ti pare”. : -D


Alessandra Santorino.